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L’11 febbraio è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. Lo ha deciso l’Onu per incentivare un accesso paritario delle donne alla scienza, e poter raggiungere una piena parità di opportunità nella carriera scientifica.

Se vi sembra un problema ormai superato, ecco qualche dato. Attualmente, in tutto il mondo, solo il 28 per cento dei ricercatori sono donne. A oggi, sono solo 20 i premi Nobel assegnati a una donna per la fisica (3), la chimica (5) o la medicina (12), a fronte dei ben 585 andati a uomini. I dati dell’Unesco relativi al biennio 2014-2016 ci dicono che solo il 30 per cento di tutte le studentesse a livello globale sceglie discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) ai livelli più alti della formazione, con crolli anche al 3 per cento per materie come l’informatica. Le percentuali sprofondano poi in modo ancor più drastico quando parliamo dei livelli apicali della carriera, e non solo nei paesi in via di sviluppo – un fenomeno per il quale esiste persino una metafora, quella del soffitto di cristallo.

Sono quindi i numeri a rendere ancora tristemente attuale il dibattito sulla partecipazione femminile nella scienza e nella società. Numeri che non ci permettono di distogliere l’attenzione sulla (auspicabile) parità di genere e rendere queste discussioni solo retaggi del passato.

A confermarcelo è la recente pubblicazione del Global Gender Gap Report, lo studio realizzato dal World Economic Forum per studiare il divario di genere nel mondo. Tra i criteri principali per la stima di tale divario c’è l’accessibilità sia alle risorse e alle opportunità economiche e culturali sia alle cure mediche e all’educazione. “Al fine di raggiungere una totale parità economica e di opportunità tra uomini e donne ci vorranno ancora 108 anni”,  leggiamo nel report – ovvero ben più di una generazione. “Se riuscissimo a colmare il gender gap del 25 per cento, il Pil mondiale aumenterebbe di 5.300 miliardi di dollari”. Questo conferma che non solo la ricerca scientifica e tecnologica ma anche la parità di genere spingono inequivocabilmente la nostra società verso un progresso e un benessere condivisi – e condivisibili – da tutti.

Alle soglie della quarta rivoluzione industriale, quando open data, internet delle cose, interconnessione, intelligenza artificiale e persino turismo spaziale sembrano ormai normali, la parità di genere è tra i diciassette obbiettivi inclusi dalle Nazioni Unite nel Programma dello sviluppo sostenibile per trasformare il mondo, chiamato ottimisticamente “2030 Agenda for Sustainable Development”.

Sandra Savaglio in Cile.

«Il “soffitto di cristallo” c’è: è sempre esistito e continua a esistere, ma in questi giorni c’è una presa di coscienza della discriminazione di genere da parte delle donne, e anche di molti uomini, per molto tempo totalmente ignorata», dice a Media Inaf la scienziata Sandra Savaglio, ordinaria di astrofisica all’Università della Calabria, autrice insieme a Mario Caligiuri di Senza Attendere (Rubettino, 2006), un libro-denuncia sul mondo della ricerca in Italia, del recente Tutto l’Universo per chi ha poco Spazio-Tempo (Mondadori, 2018), il suo primo libro di divulgazione scientifica, nonché prima e a oggi unica scienziata italiana alla quale sia mai stata dedicata la copertina di Time. «La storia ci parla di tante scienziate bravissime che hanno lavorato nell’ombra, ottenendo risultati importanti spesso ad appannaggio dei loro colleghi uomini. Con un’illustre eccezione: Marie Skłodowska Curie e suo marito Pierre Curie».

«Sicuramente sono stata discriminata in un modo o nell’altro anch’io», continua Savaglio, «ma quando ero più giovane e inesperta non me rendevo conto. Ma non mi sono mai sentita scoraggiata, ho sempre fatto quello che mi piaceva, non curandomi. La spinta è stata l’ambizione e il desiderio di fare un mestiere bellissimo».

E alle nuove generazioni di donne, quelle che si affacciano oggi al mondo della scienza, che consiglio possiamo dare? «Non pensate mai di essere inferiori a nessuno, a prescindere», risponde Savaglio. «Quello che conta è che voi crediate in voi stesse, e andare avanti, sempre, perché solo così si può raggiungere l’obbiettivo. Mantenete comunque il modo di essere donne: mai aggressive o arroganti, ma ambiziose, perché l’ambizione non è un male nella ricerca, anzi: è una necessità».


Attività che vedono coinvolto l’Inaf in programma l’11 febbraio, per la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza:

Ma non c’è solo l’Inaf. A Padova, per esempio, sarà possibile partecipare a una tavola rotonda su “Donne nella scienza” organizzata dall’Università, mentre l’Università Sapienza di Roma ha organizzato una giornata di incontri e discussioni per condividere dati, evidenziare stereotipi e discutere azioni positive attraverso il confronto con altre realtà nazionali e internazionali sul tema della disparità di genere nella scienza.

Infine, guardando anche al di là dei nostri confini, vale la pena ricordare che l’Unione astronomica internazionale ha scelto l’astronomia inclusiva come uno dei temi chiave per le celebrazioni dei cento anni (che ricorrono proprio nel 2019), coerentemente con lo spirito di inclusione e apertura che ne contraddistingue la missione, ha incluso lo Women and Girls in Astronomy Day tra i suoi progetti, sia per celebrare le donne astronome sia per sensibilizzare e incoraggiare le più giovani a intraprendere la carriera scientifica.

Rossella Spiga (Media INAF)


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