Grazie a un particolare allineamento cosmico e ad alcune correzioni dell’assetto della sonda Solar Orbiter, è stata effettuata una misurazione innovativa, congiunta con la missione Parker Solar Probe, che sta aiutando a risolvere l’apparente paradosso del perché la corona, ovvero la parte più esterna dell’atmosfera solare, sia così calda
Utilizzando i dati raccolti dalle due sonde spaziali solari più all’avanguardia – Parker Solar Probe della Nasa e Solar Orbiter di Esa e Nasa – un team guidato da Ruggero Biondo (Università di Palermo e Inaf di Torino) è riuscito a ricostruire la struttura dettagliata del vento emesso dalla corona solare, congiungendo con un ottimo accordo le osservazioni dei due strumenti spaziali.
Una serie di tre articoli pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society presenta recenti risultati interpretativi finalizzati alla comprensione dell’origine dell’emissione radio dalle magnetosfere dalle stelle calde e massicce. Uno degli autori dei tre lavori, Paolo Leto dell’Inaf e dell’Università di Catania, fa oggi il punto su questa linea di ricerca
Le spettacolari immagini della sonda ci mostrano l’atmosfera del Sole con un dettaglio senza precedenti, grazie al contributo del coronografo Metis dell’Agenzia spaziale italiana, che vede la collaborazione e progettazione di un team composto da Inaf, Università di Firenze, Padova e del Cnr-Inf.
È in arrivo in questi giorni una nuova tempesta solare, frutto dell’emissione di plasma avvenuta qualche giorno fa dalla corona, la porzione più esterna dell’atmosfera solare. Dopo anni di quiete, in cui l’attività magnetica del Sole ha registrato una diminuzione sino...
Ullyses è un programma di osservazione del telescopio spaziale Hubble che prevede l’osservazione in luce ultravioletta di oltre 300 stelle, al fine di produrre una libreria di modelli spettrali di giovani stelle di piccola massa, localizzate in otto regioni di formazione stellare nella Via Lattea, e di stelle mature di grande massa, localizzate in diverse galassie nane vicine, comprese le Nubi di Magellano
Studiando i ”burst” solari in ultravioletto, un team guidato da Salvo Guglielmino dell’Università di Catania è riuscito a osservarne gli effetti sulla corona solare. La scoperta, pubblicata mercoledì su The Astrophysical Journal, è stata possibile grazie ai dati del Solar Dynamics Observatory della Nasa.
È una struttura inedita, con un intenso campo magnetico orizzontale e in larga parte di polarità opposta all’ombra sulla quale s’estende, quella osservata nell’aprile 2016 in una macchia solare dalla caratteristica forma di cuore. A scoprirlo, un team dell’Università e dell’Inaf di Catania guidato da Salvo Guglielmino. Lo abbiamo intervistato.
Malgrado il nome, non hanno niente a che fare con i pianeti: sono ciò che resta al termine della vita delle stelle di piccola massa. Formate da nubi di gas caldo ionizzato, sono ricche di elementi pesanti, come carbonio, azoto e ossigeno. La loro varietà le rende oggetti fra i più esteticamente affascinanti del cosmo. Articolo scritto da Adriano Ingallinera dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania.