L’Inaf presenta il suo primo documentario in prima serata Rai: un tuffo fra alcune delle più belle e rare opere d’arte custodite dalle biblioteche degli osservatori d’Italia: atlanti celesti, selenografie, cometografie. Prima visione martedì 11 luglio su Rai Scuola, alle 22, e dopo l’estate su Rai3 e RaiPlay. A condurre lo spettatore fra carte e volumi illustrati con precisione e dovizia di particolari è Davide Coero Borga, volto familiare della divulgazione scientifica Rai e Inaf
Il riconoscimento, per meriti nell’ambito astrofisico, viene conferito annualmente, dal 2011, dall’American Astronomical Society ed è sostenuto da una sovvenzione del New York Community Trust. La premiazione al team della missione dell’Agenzia spaziale europea avverrà a Seattle il 12 gennaio 2023.
Il prossimo 22 novembre a Roma, nella sede della Società geografica italiana, l’Inaf organizza l’evento “Pagine di Stelle”, per presentare i risultati dei progetti di valorizzazione del proprio patrimonio culturale antico finanziati dal’Inaf e dal Mur. Saranno presentati il catalogo “Cosmic pages”, che raccoglie volumi conservati nelle biblioteche Inaf, e la mostra virtuale “Look up! Sfoglia il cielo con un dito”. Sarà inoltre mostrato il trailer del documentario “Touch Sky”.
L’abbondanza di elementi pesanti all’interno di una stella ha un ruolo importante nei meccanismi che portano alla formazione e riorganizzazione del campo magnetico su grande scala, un fenomeno chiamato “dinamo stellare”. È il risultato dello studio guidato da due ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica, che hanno compilato il più grande catalogo ad oggi dei periodi del ciclo di attività e di rotazione stellari, per un campione di 67 stelle.
È stato pubblicato su “Solar Physics” uno studio, guidato da ricercatori dell’Inaf, che presenta il nuovo sistema SunDish per l’osservazione del Sole nelle onde radio con i radiotelescopi Inaf di Bologna e di Cagliari. I dati ottenuti, unici nel panorama astrofisico internazionale, integrano le osservazioni solari condotte in altre frequenze e saranno preziose per monitorare e comprendere meglio l’attività della nostra stella in vista del suo massimo, previsto per il 2024.
È ricco di dati e sorprese il nuovo catalogo astronomico rilasciato oggi dalla missione Gaia dell’Esa, con le stime più accurate di sempre delle posizioni, distanze, moti propri, luminosità e colori di quasi due miliardi di stelle, ma anche il più vasto campione mai realizzato – oltre 33 milioni – di velocità radiali per svelare i moti stellari attraverso la nostra galassia. E poi spettri per indagare la composizione chimica delle stelle, sistemi binari, stelle variabili e molto altro: c’è anche un catalogo di oltre 150mila asteroidi nonché milioni di galassie e quasar lontanissimi.
Sfruttando il precursore australiano del progetto Ska, è stata realizzata la prima mappa di una sezione del piano galattico della Via Lattea (ampia circa 40 gradi quadrati) con una sensibilità e risoluzione angolare mai raggiunta da un’infrastruttura nell’emisfero sud. I risultati sono stati pubblicati su Mnras da un gruppo di radioastronomi guidati dall’Inaf e dall’Università di Macquarie di Sydney.
Rilasciato oggi il nuovo catalogo astronomico della missione Gaia dell’Agenzia spaziale europea, che vede una forte partecipazione dell’Agenzia spaziale italiana e dell’Istituto nazionale di astrofisica. Basato sui primi 34 mesi di osservazioni del satellite, questo catalogo 3D di quasi 2 miliardi di stelle supera in precisione la versione precedente, svelando dettagli mai visti finora sul nostro angolo di universo, dai dintorni del Sole fino ai confini della galassia e oltre.
Gli scienziati dello Slac hanno scattato le prime fotografie digitali alla risoluzione di 3200 megapixel con l’array di sensori che sarà il cuore e l’anima della futura fotocamera dell’Osservatorio Rubin. Queste immagini rappresentano un test del suo piano focale, il cui assemblaggio è stato completato a gennaio. Entro la metà del 2021 la fotocamera sarà pronta per i test finali, prima di iniziare il suo viaggio in Cile
Gli scienziati della collaborazione Veritas hanno misurato i diametri angolari di Beta Canis Majoris e Epsilon Orionis usando – per la prima volta dopo 50 anni dalla prima implementazione – l’interferometria a intensità stellare e dimostrando il miglioramento della sensibilità della tecnica e la sua scalabilità. Con il commento di Giovanni Pareschi dell’Inaf, principal investigator del progetto Astri.