Poker di mini-Nettuni per Cheops
La missione Cheops dell’Agenzia spaziale europea ha confermato l’esistenza di quattro esopianeti caldi in orbita attorno ad altrettante stelle della Via Lattea. Le dimensioni di questi pianeti sono comprese tra la dimensione della Terra e quella di Nettuno, e orbitano attorno alle loro stelle più vicino di Mercurio attorno al Sole. Tutti i dettagli sono riportati in quattro articoli pubblicati su A&A e Mnras
Passa l’esame dell’ESA il cacciatore di pianeti PLATO
Con il superamento della Critical Milestone Review, la missione PLATO dell’ESA ha ricevuto il via libera a completare il processo di costruzione del satellite e del payload. Luca Valenziano (Inaf): «Il traguardo intermedio raggiunto con questa milestone ci rende orgogliosi e fiduciosi per l’impegnativa fase di costruzione degli strumenti, che vedrà i ricercatori italiani in prima fila in quasi ogni ambito di questa complessa, ambiziosa missione».
Un pallone da rugby nella costellazione di Ercole
Cheops, missione dell’Esa dedicata allo studio dei pianeti extrasolari, ha ricostruito la forma di Wasp-103b: un esopianeta dall’aspetto allungato per effetto delle violente maree, dovute alla sua orbita stretta – impiega meno di un giorno a percorrerla – attorno alla stella ospite. Mai prima d’ora la deformazione di un esopianeta era stata rilevata direttamente dalla curva di luce del transito.
Orbite trasversali: due pianeti ad angolo retto
Fra i mondi che popolano il sistema esoplanetario della stella Hd 3167, a circa 155 anni luce di distanza dalla Terra, ce n’è almeno uno che sembra seguire un’orbita equatoriale e almeno un altro che si muove invece su un’orbita polare. Giusi Micela (Inaf Palermo): «L’esistenza contemporanea di pianeti con orbite allineate e non allineate è un caso unico tra gli esopianeti noti, e probabilmente una combinazione rara che suggerisce una storia dinamica complessa»
Tripletta di mondi per il telescopio spaziale Cheops
Quando si dice “non c’è due senza tre”. Mentre studiava due esopianeti intorno a una stella brillante non lontana da noi, il satellite Cheops dell’Esa ha individuato il terzo pianeta del sistema mentre passava davanti alla stella. Questo transito rivela preziosi dettagli su un pianeta che i ricercatori definiscono senza precedenti.
Esopianeta migrato, lo rivela la sua atmosfera
Mai prima d’ora era stata studiata con un simile livello di dettaglio la composizione chimica dell’atmosfera di un pianeta extrasolare. Grazie a osservazioni con il Telescopio Nazionale Galileo e a un’innovativa analisi dei dati, un team internazionale a guida dell’Inaf ha rivelato simultaneamente per la prima volta la presenza di sei specie chimiche nell’atmosfera di un esopianeta, il gigante gassoso caldo HD 209458b: acqua, monossido di carbonio, acido cianidrico, metano, ammoniaca e acetilene. La presenza di tali molecole indica che l’atmosfera dell’esopianeta è più ricca di carbonio che di ossigeno: ciò suggerisce che HD 209458b si sia formato a grandi distanze dalla sua stella e sia poi migrato verso di essa.
Pelle incandescente, cuore di ghiaccio
Nel cuore dell’esopianeta Toi-561 b – una super-Terra con temperatura in superficie superiore ai duemila gradi – pare ci sia acqua ghiacciata ad alta pressione. Lo suggerisce uno studio del gruppo di ricerca del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Padova, coadiuvato da diversi membri dell’Istituto nazionale di astrofisica (tra cui Isabella Pagano) e vari collaboratori internazionali, condotto con lo spettrometro Harps-N del Telescopio nazionale Galileo dell’Inaf.
Plato ha acceso il cervello
Mercoledì 26 agosto la Instrument Control Unit (Icu) di Plato – il futuro cacciatore di nuove Terre potenzialmente abitabili dell’Agenzia spaziale europea, con lancio previsto nel 2026 – è stata accesa per la prima volta in maniera ufficiale e nominale. Ne parla oggi su Media Inaf Stefano Pezzuto, software system engineer della Icu.
Elio bollente nell’atmosfera di Hd 189733b
È un esopianeta gigante decisamente caldo: la sua atmosfera raggiunge temperature di 925 °C e per questo motivo si espande a dismisura nello spazio, dove può in parte dissolversi e creare lunghe scie che seguono o precedono il pianeta. Un’atmosfera estesa ora studiata in dettaglio da un team internazionale guidato dai ricercatori dell’Inaf nell’ambito della collaborazione GAPS.