Una sonda in eclissi, almeno idealmente: oggi Solar Orbiter – la missione della Nasa e dell’Esa che più si avvicinerà alla nostra stella – si trova proprio sulla congiungente Terra-Sole, a circa metà strada tra i due corpi. Un’occasione comoda, e forse unica, per studiare il fenomeno dello space weather (o meteo spaziale). Il Sole rilascia un flusso costante di particelle cariche e altamente energetiche nello spazio, note anche come vento solare. Queste trasportano il campo magnetico del Sole nello spazio e, quando interagiscono con il campo magnetico di un altro pianeta come la Terra, danno origine ad aurore boreali o tempeste magnetiche – a volte dannose per dispositivi tecnologici, reti elettriche e satelliti. L’attività magnetica sul Sole, inoltre, ha spesso luogo in corrispondenza di macchie solari, luoghi in cui possono innescarsi anche “raffiche” di vento solare che aumentano gli effetti appena accennati.
Grazie alla particolare configurazione odierna, gli scienziati possono combinare le osservazioni di Solar Orbiter con quelle di altri veicoli spaziali che operano più vicino alla Terra, come le navicelle Hinode e Iris in orbita terrestre, e Soho, che staziona a 1.5 milioni di chilometri dal nostro pianeta. Questo permetterà loro di seguire nello spazio e nel tempo qualsiasi evento meteorologico spaziale mentre attraversa i 150 milioni di chilometri che ci separano dal Sole. Gli strumenti di telerilevamento di Solar Orbiter sono anche in grado di individuare l’origine di qualsiasi evento sulla superficie solare. Grazie alla relativa vicinanza alla Terra, la sonda è stata in grado, finora, di rimanere in contatto quasi continuo, trasmettendo grandi quantità di dati che venivano elaborati molto velocemente. Si trova ora a circa 75 milioni di chilometri dalla nostra stella, la stessa distanza raggiunta durante il suo passaggio ravvicinato al Sole il 15 giugno 2020: nulla in confronto a quel che oserà d’ora in avanti.
«Da questo punto in poi stiamo “entrando nell’ignoto” per quanto riguarda le osservazioni di Solar Orbiter sul Sole», commenta in proposito Daniel Müller, project scientist di Solar Orbiter.
Solar Orbiter rimarrà in un’orbita interna a quella di Mercurio per un periodo di tempo relativamente lungo: dal 14 marzo al 6 aprile. Il 26 marzo si troverà a meno di un terzo della distanza Terra-Sole (che, ricordiamolo, è in media 150 milioni di chilometri). Sarà questo il suo perielio, uno dei principali eventi della missione. Tutti e dieci gli strumenti funzioneranno simultaneamente per raccogliere più dati possibili.
La speranza, a livello scientifico, è capire qualcosa di più su come funziona la nostra stella – anche in previsione della prossima missione dell’Esa Vigil, il cui lancio dovrebbe essere previsto per metà degli anni ’20 – e gettare luce su alcuni fenomeni attualmente incompresi, come i cosiddetti falò solari: eruzioni in miniatura rivelati per la prima volta dalla missione stessa e impressi nelle sue prime immagini.
Fonte: Media INAF
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