Quello da cui si sviluppano stelle a bassa metallicità è un ambiente “povero”, scarso di elementi chimici più pesanti dell’elio e un nuovo studio del programma GAPS ha confermato che attorno a tali stelle è poco probabile trovare pianeti giganti. Tra gli autori dello studio sono presenti anche i ricercatori dell’Osservatorio di Catania che fanno parte del programma GAPS.
Sebbene la sua massa stimata sia di tutto rispetto, 36 volte maggiore di quella della Terra, Gl 15 A c è ad oggi il più piccolo pianeta noto con un periodo orbitale così lungo. Lo studio nasce dalla collaborazione tra la comunità italiana del programma di ricerca GAPS (Global Architecture of Planetary Systems) e gli istituti spagnoli Ice e Iac uniti dal progetto Hades.
Francesca Faedi e Aldo Bonomo, ricercatori dell’Inaf di Catania e Torino, hanno partecipato alla caratterizzazione di K2-229b, un esopianeta che assomiglia per dimensioni alla Terra, ma è molto più massiccio. Tanto da essere avvicinato, per la sua possibile composizione interna, al nostro Mercurio. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nature Astronomy.
Cinque esopianeti nel mirino dello spettrografo ad alta risoluzione Harps-N, montato al Telescopio nazionale Galileo dell’Inaf alle Canarie. Risultato: le orbite di Hat-P-22b e Wasp-39b sono ben allineate con l’angolo di rotazione della propria stella, Hat-P-3b è leggermente disallineato e Hat-P-12b è molto disallineato. Quanto a Wasp-60b, si sta muovendo inaspettatamente su un’orbita retrograda.
La scoperta ha richiesto l’analisi di 151 spettri ad alta risoluzione della stella ospite, GJ 625, raccolti in tre anni e mezzo con lo spettrografo Harps-N, montato al Telescopio nazionale Galileo. Fra gli autori dello studio, uscito su A&A, quattro astrofisici dell’Inaf di Catania.
Come si forma un cosiddetto ”gioviano caldo”? La spiegazione potrebbe arrivare da fenomeni migratori su scala interplanetaria. Lo suggerisce uno studio nell’ambito del programma GAPS, condotto con lo strumento Harps-N, al Tng, su 231 esopianeti giganti.