Misure compiute con Xmm-Newton e il Very Large Array mostrano che il vento di materia emesso dalla stella di Wolf-Rayet Hd 45166 è relativamente debole, corroborando così l’ipotesi che la stella possa in futuro dare origine a una magnetar. A guidare lo studio, pubblicato lo scorso maggio su Astronomy & Astrophysics, Paolo Leto dell’Inaf di Catania
Grazie al telescopio spaziale Gaia dell’Esa, è stato scoperto il buco nero di origine stellare più massiccio a oggi noto nella nostra galassia. È dormiente, è il secondo buco nero noto più vicino alla Terra, a una distanza di 1926 anni luce, e pesa circa 33 masse solari. Si trova in un sistema binario con una stella compagna vecchia 11 miliardi di anni. Con i commenti del primo autore dello studio, Pasquale Panuzzo, di Reggio Calabria