Un problema al software del lanciatore emerso durante la sequenza di lancio. Questa pare sia la ragione che ha costretto ArianeSpace a rimandare – almeno fino a domani, mercoledì 18 dicembre – la partenza del Soyuz con a bordo il telescopio spaziale Cheops per la caratterizzazione degli esopianeti.
Incapsulato all’interno del modulo di trasporto del lanciatore Soyuz insieme a uno dei satelliti della costellazione italiana Cosmo-SkyMed, il telescopio spaziale europeo per lo studio degli esopianeti è pronto a spiccare il volo il 17 dicembre.
Scoperto da un team di ricercatori in gran parte dell’Inaf un nuovo effetto che l’atmosfera di un esopianeta molto caldo può indurre sulla misura della velocità radiale della stella madre durante il transito planetario. Tale effetto, individuato grazie alle osservazioni del Telescopio nazionale Galileo dell’INAF, potrà permettere di rivelare in modo diretto la presenza di elementi pesanti come il ferro nelle atmosfere di altri pianeti extrasolari estremamente caldi.
Questo telescopio spaziale made in Italy si dedicherà alla ricerca di pianeti transienti. L’Italia ha un importante ruolo nella missione. Ingegneri e scienziati sono pronti al lancio, previsto per questo autunno.
La missione Cheops dell’Esa dedicata alla caratterizzazione dei pianeti extrasolari ha superato brillantemente un’importante review: il satellite è pronto per il volo. Il lancio è previsto tra sette mesi dalla Guiana francese. Media Inaf ha raggiunto, per l’occasione, due scienziati della missione, Isabella Pagano dell’Inaf di Catania e Roberto Ragazzoni dell’Inaf di Padova.
Quello da cui si sviluppano stelle a bassa metallicità è un ambiente “povero”, scarso di elementi chimici più pesanti dell’elio e un nuovo studio del programma GAPS ha confermato che attorno a tali stelle è poco probabile trovare pianeti giganti. Tra gli autori dello studio sono presenti anche i ricercatori dell’Osservatorio di Catania che fanno parte del programma GAPS.
L’Agenzia spaziale europea ha fissato la finestra di lancio della durata di un mese per il “Characterising Exoplanet Satellite”: lascerà la Terra a partire dal 15 ottobre 2019, con un lanciatore Soyuz, dallo spazioporto di Kourou.
Sebbene la sua massa stimata sia di tutto rispetto, 36 volte maggiore di quella della Terra, Gl 15 A c è ad oggi il più piccolo pianeta noto con un periodo orbitale così lungo. Lo studio nasce dalla collaborazione tra la comunità italiana del programma di ricerca GAPS (Global Architecture of Planetary Systems) e gli istituti spagnoli Ice e Iac uniti dal progetto Hades.
Cinque esopianeti nel mirino dello spettrografo ad alta risoluzione Harps-N, montato al Telescopio nazionale Galileo dell’Inaf alle Canarie. Risultato: le orbite di Hat-P-22b e Wasp-39b sono ben allineate con l’angolo di rotazione della propria stella, Hat-P-3b è leggermente disallineato e Hat-P-12b è molto disallineato. Quanto a Wasp-60b, si sta muovendo inaspettatamente su un’orbita retrograda.
La scoperta ha richiesto l’analisi di 151 spettri ad alta risoluzione della stella ospite, GJ 625, raccolti in tre anni e mezzo con lo spettrografo Harps-N, montato al Telescopio nazionale Galileo. Fra gli autori dello studio, uscito su A&A, quattro astrofisici dell’Inaf di Catania.