Come si forma un cosiddetto ”gioviano caldo”? La spiegazione potrebbe arrivare da fenomeni migratori su scala interplanetaria. Lo suggerisce uno studio nell’ambito del programma GAPS, condotto con lo strumento Harps-N, al Tng, su 231 esopianeti giganti.
Un pianeta gigante, grande almeno 11 volte il nostro Giove, in orbita attorno a una stella gigante rossa con uno dei periodi più brevi tra i sistemi di questo tipo. A scoprire la inedita coppia celeste è stato il team di ricercatori del progetto guidato dall’INAF, utilizzando gli strumenti GIANO e HARPS-N installati al Telescopio Nazionale Galileo.
La missione PLAnetary Transit and Oscillations of stars è stata adottata ufficialmente nel programma scientifico dell’Agenzia Spaziale Europea, e passa quindi dalla fase progettuale a quella definitiva della sua realizzazione. Plato vede in prima linea l’Italia grazie all’Agenzia Spaziale Italiana e al contributo scientifico e tecnologico dell’Istituto nazionale di astrofisica.
Individuato con la tecnica della velocità radiale un pianeta roccioso al limite della zona abitabile di una nana rossa. Al momento si conoscono solo qualche decina di sistemi planetari di questo tipo. La scoperta è stata possibile grazie allo spettrografo Harps-N installato al Telescopio nazionale Galileo dell’Inaf, situato all’Osservatorio del Roque de Los Muchachos, alle Canarie.
Si chiamano gioviani caldi, e sono conosciuti anche come giganti gassosi o hot Jupiters: si tratta di una classe di esopianeti di cui abbiamo parlato spesso e sulla cui origine la nostra conoscenza fa oggi un importante passo avanti grazie al programma osservativo Gaps (Global Architecture of Planetary Systems) di cui fanno parte vari ricercatori dell’OACT.
Ecco il primo risultato ottenuto all’interno della collaborazione INAF-GAPS con l’Institut de Ciències de l’Espai/CSIC-IEEC (ICE) e con l’Instituto de Astrofísica de Canarias (IAC). Lo studio riguarda esopianeti attorno a stelle più piccole e più fredde del Sole. Il pianeta più interno scoperto potrebbe rappresentare il tassello mancante nello studio della composizione dei mondi simili alla Terra.
Grazie al programma osservativo GAPS dell’INAF è stato scoperto il primo sistema planetario multiplo in un ammasso stellare aperto. Dopo il già noto Pr0211b, orbitante molto vicino alla stella madre, ora si è rilevato, su un’orbita molto più esterna, anche Pr0211c, otto volte più massiccio di Giove e con un periodo orbitale di almeno nove anni.
Decima pubblicazione, con una Letter su Astronomy&Astrophysics, per gli astronomi del programma osservativo Global Architecture for Planetary Systems (GAPS). Il monitoraggio e le misure effettuate in un lungo arco di tempo, pari a circa un anno e mezzo, hanno permesso di comprovare l’esistenza di un secondo pianeta attorno alla stella Kelt-6.
l cacciatore di pianeti HARPS-N, installato al Telescopio Nazionale Galileo, ne ha scoperti due nuovi attorno alla stella XO-2S, appartenente a un sistema doppio. Anche la compagna, XO-2N, ospita un pianeta, già rivelato nel 2007 col metodo dei transiti. Per la prima volta viene identificato un sistema binario dove entrambe le componenti stellari hanno un mini sistema planetario. Una scoperta made in Italy dall’osservazione spettroscopica all’interpretazione dei dati.
E’ di prossima pubblicazione sulla rivista Astronomy&Astrophysics l’ultimo articolo del gruppo GAPS per la caratterizzazione dei pianeti extrasolari che si avvale dello strumento HARPS-N montato al Telescopio Nazionale Galileo.