Prendono il via le operazioni scientifiche della missione spaziale Esa per la caratterizzazione dei pianeti extrasolari, che vede un’importante partecipazione italiana. Roberto Ragazzoni (Inaf Padova): «Le sue soluzioni non ortodosse sono state premiate, dimostrando di offrire una precisione fotometrica anche superiore alle specifiche».
Un team guidato da due astronomi dell’Inaf di Catania, Paolo Leto e Corrado Trigilio, è riuscito a trovare per la prima volta la prova di emissione aurorale in banda radio e X da una stella, la calda e magnetica Rho Oph A. I risultati sono pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Il telescopio spaziale dell’Esa per la caratterizzazione degli esopianeti ha acquisito un’immagine della sua prima stella bersaglio. Raffigura Hd 70843, una sorgente a 150 anni luce da noi, ed è stata deliberatamente sfocata dall’ottica dello strumento per migliorare la precisione della misura della quantità di luce emessa.
Una campagna osservativa di 500 giorni condotta dalla missione Gaia dell’Esa, insieme a osservazioni di follow-up eseguite con oltre 50 telescopi da terra e dallo spazio, ha permesso di individuare un evento di lente gravitazionale causato da un sistema binario di stelle. Tra gli autori dello studio che ne riporta i dettagli ci sono anche Giuseppe Leto e Ricardo Sanchez dell’Inaf di Catania.
Le due “Atnf Daily Astronomy Pictures” di giovedì 16 e venerdì 17 gennaio mostrano tre radio sorgenti osservate con l’Australia Telescope Compact Array e sono tratte entrambe da uno studio guidato da Adriano Ingallinera dell’Inaf di Catania e pubblicato il mese scorso su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Un team internazionale di astronomi, di cui fa parte anche Enrico Corsaro dell’INAF di Catania, ha pubblicato su Nature Astronomy un articolo nel quale viene meglio circostanziata l’epoca in cui sarebbe avvenuta la collisione tra la Via Lattea e la galassia Gaia Encelado. Osservazioni effettuate sulla stella Nu Indi ne hanno permesso la datazione studiandone le oscillazioni grazie al satellite Tess della Nasa e alle tecniche dell’astrosismologia. Incrociando i dati osservativi di Gaia, si è scoperto che Nu Indi si è formata circa 11 miliardi di anni fa e conserverebbe ancora le tracce di quell’antica collisione avvenuta agli albori del cosmo.