Grazie al telescopio spaziale Gaia dell’Esa, è stato scoperto il buco nero di origine stellare più massiccio a oggi noto nella nostra galassia. È dormiente, è il secondo buco nero noto più vicino alla Terra, a una distanza di 1926 anni luce, e pesa circa 33 masse solari. Si trova in un sistema binario con una stella compagna vecchia 11 miliardi di anni. Con i commenti del primo autore dello studio, Pasquale Panuzzo, di Reggio Calabria
L’abbondanza di elementi pesanti all’interno di una stella ha un ruolo importante nei meccanismi che portano alla formazione e riorganizzazione del campo magnetico su grande scala, un fenomeno chiamato “dinamo stellare”. È il risultato dello studio guidato da due ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica, che hanno compilato il più grande catalogo ad oggi dei periodi del ciclo di attività e di rotazione stellari, per un campione di 67 stelle.
Acqua, metano, acido cianidrico, monossido di carbonio, ammoniaca, acetilene e forse anidride carbonica. Sono le molecole identificate da due team di astronomi – guidati da Ilaria Carleo dell’Instituto de Astrofísica de Canarias e da Gloria Guilluy dell’Istituto nazionale di astrofisica – nelle atmosfere dei giganti gassosi Wasp-80b e Wasp-69b grazie allo spettrografo Giano-B del Telescopio nazionale Galileo.
Open clusters are ideal test objects for Galactic chemical and dynamical evolution and for stellar evolution theory. Recently, 16 open clusters have been analized, 14 of them never or scarcely studied before. All target stars were selected from the Gaia-based...
Arrivano i primi risultati del progetto C-MetaLL guidato da Vincenzo Ripepi (INAF-OACN) e Gianni Catanzaro (INAF-OACT).
Il progetto è dedicato allo studio delle Cefeidi Classiche (DCEPs), una particolare classe di stelle variabili che pulsano periodicamente a causa della loro instabilità. Combinando i dati dello spettrografo HARPSN con quelli dei satelliti TESS e GAIA, gli autori dello studio hanno potuto determinare con precisione le abbondanze chimiche di due DCEPs. Grazie a questo progetto sarà possibile capire meglio come la relazione periodo-luminosità delle Cefeidi sia legata alla loro metallicità, una questione ancora oggi dibattuta di grande rilevanza nel contesto della scala delle distanze extragalattiche.
Anche le stelle M – le più comuni – mostrano una crescente probabilità di ospitare pianeti gassosi all’aumentare della metallicità, mentre nessuna relazione è osservata per pianeti terrestri. Tra gli autori dello studio sono presenti anche i ricercatori dell’Osservatorio di Catania che fanno parte del programma osservativo HADES.
Quello da cui si sviluppano stelle a bassa metallicità è un ambiente “povero”, scarso di elementi chimici più pesanti dell’elio e un nuovo studio del programma GAPS ha confermato che attorno a tali stelle è poco probabile trovare pianeti giganti. Tra gli autori dello studio sono presenti anche i ricercatori dell’Osservatorio di Catania che fanno parte del programma GAPS.
Di prossima pubblicazione su A&A i primi due risultati del progetto GAPS – Global Architecture of Planetary Systems. Le accuratissime misure dello spettrometro HARPS-N, installato al Telescopio Nazionale Galileo, stanno aiutando gli astrofisici a delineare, con maggior precisione, importanti caratteristiche delle centinaia, forse migliaia, di sistemi planetari presenti nella nostra Galassia. Alla ricerca di pianeti simili alla Terra e di risposte sulla formazione del nostro sistema solare.