Utilizzando i dati raccolti dalle due sonde spaziali solari più all’avanguardia – Parker Solar Probe della Nasa e Solar Orbiter di Esa e Nasa – un team guidato da Ruggero Biondo (Università di Palermo e Inaf di Torino) è riuscito a ricostruire la struttura dettagliata del vento emesso dalla corona solare, congiungendo con un ottimo accordo le osservazioni dei due strumenti spaziali.
È stato pubblicato su “Solar Physics” uno studio, guidato da ricercatori dell’Inaf, che presenta il nuovo sistema SunDish per l’osservazione del Sole nelle onde radio con i radiotelescopi Inaf di Bologna e di Cagliari. I dati ottenuti, unici nel panorama astrofisico internazionale, integrano le osservazioni solari condotte in altre frequenze e saranno preziose per monitorare e comprendere meglio l’attività della nostra stella in vista del suo massimo, previsto per il 2024.
Nel pieno del suo lungo viaggio verso il Sole, la sonda Solar Orbiter ha ben impiegato il tempo attivando i suoi strumenti, verificando il loro corretto funzionamento e raccogliendo le prime misure sia dell’ambiente interplanetario che del Sole e della sua turbolenta atmosfera. I dati raccolti dai dieci differenti strumenti a bordo della sonda sono già così accurati e interessanti da permettere agli scienziati di ottenere risultati di prim’ordine
La missione effettuerà il prossimo rendez-vous con il pianeta il 9 agosto. Intanto arrivano nuovi risultati scientifici sulla corona solare grazie a Metis, uno degli strumenti italiani a bordo di Solar Orbiter, realizzato con il contributo di Asi, Inaf e le università di Firenze e Padova.
Un gruppo di ricercatori guidati dall’Università di Glasgow è riuscito a ottenere nuove informazioni sul meccanismo di formazione delle regioni solari attive, aree di elevata concentrazione dei campi magnetici e possibili sedi di eruzioni solari. Nel team che ha condotto lo studio, i cui risultati sono stati presentati oggi al National Astronomy Meeting della Royal Astronomical Society, ci sono anche Salvo Guglielmino e Paolo Romano dell’Inaf di Catania.
Studiando i ”burst” solari in ultravioletto, un team guidato da Salvo Guglielmino dell’Università di Catania è riuscito a osservarne gli effetti sulla corona solare. La scoperta, pubblicata mercoledì su The Astrophysical Journal, è stata possibile grazie ai dati del Solar Dynamics Observatory della Nasa.
È una struttura inedita, con un intenso campo magnetico orizzontale e in larga parte di polarità opposta all’ombra sulla quale s’estende, quella osservata nell’aprile 2016 in una macchia solare dalla caratteristica forma di cuore. A scoprirlo, un team dell’Università e dell’Inaf di Catania guidato da Salvo Guglielmino. Lo abbiamo intervistato.